DOMENICA DI CARNEVALE - La "frasca" di Cristo all'Orto


Un rituale del periodo Quaresimale che si può in un certo senso definire “nascosto”, nel senso di poco conosciuto, o quanto meno riservato ai soli “addetti ai lavori”, è sicuramente quello compiuto dalla Confraternita di Maria SS. Assunta a cui, nella processione dei Misteri del Venerdì Santo, è affidata la statua di Cristo all’Orto.
La Confraternita, storicamente costituita in prevalenza da persone dedite all’agricoltura, si è da sempre accollata l’incarico di fornire all’Arciconfraternita di S. Stefano, organizzatrice della processione, i rami di ulivo con cui adornare l’alberello sotto il quale il Cristo, genuflesso in preghiera, viene portato in processione.
L’insieme di questi rami è quello che nel gergario della Settimana Santa molfettese viene definito come “la frasca” di Cristo all’Orto.
La coltivazione, la raccolta e l’allestimento di questa “frasca” costituiscono le fasi di un rituale che, come si diceva inizialmente, è sconosciuto anche alla gran parte dei tradizionalisti più assidui a tutte le manifestazioni di questo particolare periodo dell’anno.

La prima fase inizia molti mesi prima, durante il periodo della raccolta delle olive, ed è quella della individuazione di quei rami che dovranno essere particolarmente curati e preservati durante tutto il periodo tra ottobre e febbraio-marzo, comunque fino al Venerdì Santo, in maniera da consentire di poter portare in processione una “frasca” ancora carica di frutti, nonostante il fuori stagione. Ciò si ottiene ricoprendo con un telo o un sacco i rami ritenuti idonei, in modo da poter resistere ai rigori ed alle gelate del periodo invernale.
La seconda fase è quella che si compie durante l’ultima domenica di carnevale, ossia tre giorni prima delle Ceneri e cinque prima del Venerdì di Quaresima in cui nella Chiesa di S. Stefano viene ricordata, con una solenne celebrazione religiosa, l’Orazione di Gesù nell’Orto del Getsemani, esponendo la relativa statua.
Di buon’ora i confratelli dell’Assunta, con l’Amministrazione “pro tempore” in testa, si recano in alcune località campestri in cui vi sono alberi che già da diversi mesi sono stati selezionati e curati, affinchè possano ancora avere rami carichi di olive in pieno inverno. Dopo un accurato controllo di quei rami che meglio di altri possano degnamente figurare sull’alberello di Cristo all’Orto, alcuni di questi vengono tagliati e trasportati presso la sede della Confraternita, annessa alla Chiesa di S. Gennaro.
Qui avviene una ulteriore cernita dei rami migliori che vengono riuniti a formare la chioma di un piccolo albero di ulivo; ciò fatto, non resta che attendere il pomeriggio per portarli presso la Chiesa di S. Stefano dove si compirà la terza fase del singolare rituale.
Nel primissimo pomeriggio quindi, i confratelli portano quasi trionfalmente “la frasca” dalla loro sede a S. Stefano, percorrendo a piedi tutta via Domenico Picca.


GALLERIA FOTOGRAFICA

- Testo e foto (21/02/2012) a cura del dott. Francesco Stanzione.